Allarme infortuni e precarietà . Via al congresso

Un minuto di silenzio per i 23 lavoratori morti sul lavoro in Friuli Venezia Giulia quest’anno. I 260 delegati delle Camere del lavoro di Udine e Pordenone hanno cominciato così, su invito dei segretari generali Natalino Giacomini e Flavio Vallan, i lavori dei congressi provinciali apertisi questo pomeriggio all’hotel Belvedere di Tricesimo e al Villaggio del Fanciullo, nella periferia del capoluogo della Destra Tagliamento. Dietro alla scelta, concordata con il segretario regionale Villiam Pezzetta, la volontà  di dare un segnale forte alle istituzioni, alle imprese e a tutto il mondo del lavoro, lavoratori e sindacato compresi, sulla necessità  di azioni concrete di prevenzione, formazione e vigilanza, capaci di invertire la tendenza che per il secondo anno consecutivo vede in forte aumento sia i numeri che la gravità  degli infortuni sul lavoro.
CAMUSSO. Un’emergenza sulla quale è intervenuta con parole forti anche la segretaria generale Susanna Camusso, arrivata a Pordenone per la giornata inaugurale del congresso, mentre domani sarà  a Udine. «Servono azioni decise, anche clamorose ““ ha detto la numero uno della Cgil ““ per fermare una vera e propria strage che in questa regione, e alla luce dei numeri in particolare a Udine, è un atto di accusa verso la spregiudicatezza di imprenditori senza scrupoli, il lassismo di chi dovrebbe controllare, la colpevole carenza di fondi. Servono controlli, formazione, azioni da parte delle associazioni imprenditoriali nei confronti delle imprese che lucrano sulla sicurezza. Serve intransigenza del sindacato nella denuncia, nel contrasto e nella contrattazione. La Cgil è vicina alle famiglie e ai compagni di lavoro di chi in questi mesi è stato vittima di una delle più ingiuste piaghe che colpiscono i lavoratori».
QUI UDINE. Tra i temi forti dei congressi, oltre alla piaga degli infortuni, quello della precarizzazione del mercato del lavoro., argmento centrale, a Tricesimo, dell’intervento del segretario della Cgil di Udine Natalino Giacomini. «Dopo aver toccato un picco dell’8,5% nel 2015, più del doppio rispetto ai valori pre-crisi, nel biennio 2016-2017 il tasso di disoccupazione in provincia ha cominciato a scendere. I dati Istat 2018, relativi all’intera regione, sembrano fotografare una ripresa occupazionale. Non crediamo che basti a riportare a zero il bilancio dei posti persi in provincia, che a fine 2017 erano 13mila, ma c’è anche un aspetto qualitativo: i dati della stessa Confindustria Udine, infatti, ci dicono che anche in Friuli a trainare le assunzioni sono i contratti a tempo determinato e di somministrazione, che rappresentano insieme il 70% delle assunzioni, mentre quelli a tempo indeterminato sono appena il 70%. Tutto questo è anche il frutto di norme come il jobs act, che hanno fatto del lavoro precario la regola e di quello stabile un’eccezione». 
POLITICHE ATTIVE. Oltre a una svolta normativa, di cui il decreto dignità  è per Giacomini solo un timido assaggio, per invertire la tendenza, secondo il leader della Cgil Udine, «servono politiche strutturali, investimenti strategici a sostegno di tutti i settori, manifatturiero, agroalimentare, turismo, terziario, anche attraverso il pieno utilizzo dei fondi comunitari, unite a una nuova regolamentazione del mercato del lavoro e alle politiche attive per l’impiego e la formazione, senza le quali non ci potrà  mai essere un approccio proattivo nell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, che continuano ad essere abbandonate a una sorta di improvvisazione organizzata. Per questo vanno rafforzati i Centri per l’Impiego, va definita una collaborazione strutturale tra questi, le agenzie interinali e gli enti di formazione convenzionati, con l’obbiettivo di attivare un’organizzazione coordinata dei diversi soggetti ed una programmazione efficace dei programmi formativi».