«Punti nascita, il vero errore sta nel metodo. È mancato il confronto»

«La nostra critica non è tanto sulla scelta finale, quanto sul metodo. Chiudere un punto nascite da quasi 800 parti l’anno per riaprirne uno che nell’ultimo anno intero di attività si collocava a quota 450, infatti, è una scommessa che imponeva un confronto non solo con le comunità coinvolte, ma con tutti i portatori d’interesse». Il segretario generale della Cgil Udine Natalino Giacomini commenta così la norma della legge omnibus che ha disposto il “trasloco” da Palmanova a Latisana del punto nascite della Bassa Friulana: «Più che il frutto di una programmazione ragionata ““ commenta il segretario ““ questa scelta appare come un blitz, e la scelta di inserire il provvedimento in una legge omnibus rafforza questa sensazione. E se da un lato è vero che il trasferimento può rispondere almeno in parte a logiche condivisibili, come quella di una migliore dislocazione dei punti nascita sul territorio e sulla volontà di contrastare la concorrenza degli ospedali veneti, a maggior ragione bisognava documentare sulla base dei numeri e di indicazioni scientifiche quali sono gli esiti attesi dalla giunta».
Inutile dire che la Cgil non ne fa una questione di campanile: «Si tratta di un tema ““ prosegue Giacomini ““ che incontra sensibilità diverse anche all’interno del nostro sindacato, e comprendiamo bene le opposte aspettative delle comunità direttamente coinvolte. Ma è compito della politica quello di mediare tra interessi diversi mettendo al primo posto quello generale: proprio per questo sarebbe stato indispensabile arrivare a questa scelta dopo un percorso certo difficile, ma basato su un confronto trasparente e suffragato da elementi oggettivi. Presa in questo modo, invece, la scelta appare dettata da logiche di carattere politico».
L’obiezione secondo la quale anche la scelta di chiudere Latisana, nel 2015, fu politica, non attenua il giudizio della Cgil: «In gioco ““ spiega ancora il segretario ““non c’è soltanto una omogenea distribuzione dei presidi sanitari sul territorio, ma prima di tutto la tutela della salute delle persone, in questo caso le madri e i bambini. Se la scelta cade su Latisana, quindi, la Regione dovrebbe innanzitutto spiegare perché, e su quali basi, pensa che questa struttura, pur in un contesto di forte denatalità , possa tornare stabilmente oltre quelle 500 nascite che vengono considerate la soglia di sicurezza sulla base degli standard internazionali. Di fronte alla consapevolezza che solo una parte minoritaria dell’attuale bacino di Palmanova si rivolgerebbe a Latisana, bisognerebbe anche documentare quali sono i flussi di utenza attesi e quale sia stato, prima e dopo la chiusura di Latisana nel 2016: in assenza di questi dati, le obiezioni sul metodo rischiano di estendersi al merito del provvedimento».