Obbligo vaccinale, spetta al Governo fare chiarezza

In un’intervista rilasciata ieri a un’emittente locale, la presidente di Confindustria Udine ha definito «sovversiva» quella parte di popolazione che per ragioni personali o di salute non abbia ancora iniziato il percorso di vaccinazione, sostenendo anche che chi non ha il Green Pass mina la continuità  produttiva. Premesso che la Cgil e la Fiom, sia a livello nazionale che locale, hanno più volte ribadito il proprio sostegno alla campagna vaccinale, e ribadito quanto fondamentale sia il suo successo per uscire da questa pandemia, disastrosa in termini di vittime, malati e anche per il suo impatto sul suo tessuto economico e occupazionale, riteniamo pretestuose e fuorvianti le affermazioni della presidente. In questo Paese vige infatti il diritto alla libera scelta sulla vaccinazione, previsto dalla Costituzione. Ricordiamo inoltre a Confindustria Udine che la continuità  produttiva è stata garantita da quei protocolli sulla sicurezza che sono stati sottoscritti a livello nazionale e in tutti i luoghi di lavoro, frutto della mobilitazione dei lavoratori, che nel 2020 hanno dovuto anche scioperare per chiedere di lavorare in condizioni di sicurezza.
L’esigenza prioritaria, in questa fase, è quella di mettere in campo ogni impegno possibile per rafforzare la campagna di informazione sull’importanza delle vaccinazioni, con un fermo e univoco impegno di imprese, Governo e parti sociali. Preoccupa però l’immobilismo di un Governo che non è in grado al momento di prendere una decisione chiara e netta in materia di obbligo vaccinale, scaricando sulle aziende e sulle parti sociali la responsabilità  di decisioni che a loro non competono, dal momento che solo un intervento di legge, Costituzione alla mano, può prevedere l’obbligo vaccinale. Se il Governo non vuole prendersi le proprie responsabilità , la conseguenza sarà , purtroppo, che si arrivi ad una situazione incontrollabile, causa di tensioni non solo tra le aziende e i sindacati, ma tra gli stessi lavoratori. Le ragioni di consenso politico, in questa fase, andrebbero messe in secondo piano, per parlare alla testa delle persone, porre fine a sterili diatribe e a fughe in avanti da parte delle forze imprenditoriali e delle imprese, le cui scelte unilaterali hanno l’unico effetto di creare tensioni, divisioni e discriminazioni tra i lavoratori. 
La segreteria provinciale Fiom-Cgil
Maurizio Marcon, David Bassi, Sandra Fabro